Dal libro di Juri Bòrev "Staliniada" (una raccolta delle storie su Stalin, quelle vere e quelle inventate (apocrife). Secondo l'autore anche quelle inventate dal popolo caratterizzano benissimo l'ambiente storico di quel tempo, per il fatto stesso di essere nate e credute dalla gente.
Abitudini e propensioni
A Stalin piaceva il tabacco Gertsegovìna Flor. Lui rompeva le sigarette e riempiva la sua pipa del tabacco così ottenuto. Sembra che gli piaceva il procedimento, che era una specie di terapia psicologica per lui. Il tabacco per Stalin fu preparato apposto da un professore georgiano, il quale ricevette per questa sua attività il premio Stalin.
Stalin non accettava nessun farmaco, eccetto la tintura del iodio e la pianta di ginseng. Si curava alla montanara: si metteva il colbacco sulla testa, beveva il tè caldo ed andava a letto.
Stalin preferiva i vini georgiani (Kindzmaraùli, in particolare) e a volte cognac.
Gli piacevano i piatti georgiani, in particolare il pollo tabakà (cioè alla diavola). Aveva un cuoco georgiano in Kremlino, il quale dopo la morte della guida lavorava nella mensa del comitato centrale del Partito Comunista di Georgia e un cuoco cinese. Stalin preferiva mangiare un po' di vari piatti, è a questa sua abitudine rispondeva la cucina cinese. Nella dacia vicina (lungo la strada di Minsk) Stalin aveva un cuoco maestro, cui cognome era Luzàtik. Per il cuoco hanno costruito la dacia sulla sponda del fiume Kliàz'ma, dove lui visse sino alla sua morte nel 1975. I cuochi hanno mai visto Stalin da vicino, solo durante le parate militari sulla Piazza Rossa. A dacia, i piatti furono portati dalla cucina da una vecchia portata da Stalin dal posto del suo esilio, regione di Turukhànsk (Siberia).
Le dacie
Molte dacie formalmente appartenenti allo stato, in realtà erano tenute per Stalin. Su ciascuna di quelle dacie durante tutto l'anno lavorava una servitù numerosissima, e l'insieme era mantenuto così, come se Stalin vivesse lì continuamente. Persino il pranzo per Stalin ed i suoi eventuali ospiti fu cucinato ogni giorno ed accettato con un verbale di ragioneria, indipendentemente dal fatto, se quello chi lo doveva mangiare c'era o meno sul posto. Si faceva così per la cospirazione: nessuno doveva sapere dove al momento era Stalin e cosa programmava per il futuro immediato.
Dal testo "La sostanza sociale dello stalinismo":
Abbiamo disputato con lo scrittore Iljà Erenbùrg. Lui diceva che siccome tutti i documenti dell'epoca erano perduti, non si riuscirà mai a capire la situazione reale dell'epoca. Ho ribattuto a lui, che come un paleontologo è in grado di ricostruire da un dente trovato l'aspetto di un dinosauro enorme, così a uno scienziato futuro basterà un solo documento, come, per esempio, la disposizione: "Trasmettere una macchina da cucire appartenente alla fabbrica n. 1 alla fabbrica n. 7. I.V.Stalin". Qui si vede un tale grado di concentrazione del potere, una tale autarchia nei minimi aspetti della proprietà pubblica, che si indovina tutta la struttura sociale senza aver bisogno di altri dati.
"Un principe fatto dal fango" (la detta russa)
La psicologia e le attitudini di Stalin erano quelli del mondo criminale. Solo che era abile a tradurre le proprie idee dal linguaggio criminale in quello politico. Ma le intonazioni di un ladro ci rimanevano comunque. Il popolo accanito delle due guerre, una mondiale e l'altra civile, della fame, rovina, perquisizioni, comunismo militare ecc. non ce la faceva a sentirle. Uno dei pareri non ufficiali su Stalin lo ho sentito nel 1936, quando facevo ancora il 4. grado dell'elementare. Un avvocato amico del mio padre ha detto le parole mostruose, dal mio punto di vista di allora:
Quando Stalin è fra i suoi parla solo mat (turpiloqui). Si comporta come un capoccia di una banda...
Dopo tanti anni quest'opinione dell'amico del mio padre fu confermata dal regista Mikhail Romm, il quale mi raccontò come una volta durante una ricezione governativa lui fu invitato in una stanza piccola separata dove Stalin accompagnato da un pianoforte cantava dei couplet sconci.
Paralleli
Stalin ci insegnò che qualsiasi tipo di paralleli storici sono rischiosi. Va bene, rischiamoci. Fonvìzin (scrittore russo del secolo XVIII) diceva: quello chi è in grado di farlo, rapina, quello chi non è in grado di rapinare, fa' man bassa. Questa detta manifesta perfettamente la differenza fra i tempi di Stalin e quelli di Brézhnev.
La sostanza dell'epoca dello zar Nicolai I è manifesta nella formula vile del grof Keinmichel':
La Vostra Maestà vuole sapere l'opinione pubblica? Ma per cosa fare? Non vi manca mica la Vostra propria opinione...
Un aforismo spacciato per proprio
Vìktor Shklòvskiy (letterato sovietico) mi raccontò in maggio del 1971 a Peredélkino (villaggio delle dacie degli scrittori) che il famoso aforismo "Scrittori fanno ingegneri delle anime umane" era formulato da Juri Olésha durante l'incontro di vari scrittori con Stalin nella casa di Maxim Gòrki. Più tardi, Stalin lo citò in maniera corretta: "Secondo l'espressione arguta del compagno Olésha, gli scrittori sono ingegneri delle anime umane". Ma presto la paternità dell'aforisma fu assegnata dagli altri a Stalin stesso, e lui ne acconsentì modestamente.
Lo scrittore Vladimir Poliàkov racconta il suo incontro con Stalin
E' successo nel 1936. Al tempo ero uno scrittore novizio poco noto. Avevo tanta voglia di partecipare ai funerali di Maxìm Gorki nella Sala a colonne del Palazzo Soyuz. Alla mia richiesta, Zòscenko me ci procurò un lasciapassare. Ci vado a piedi e vedo di vendere per la strada i wurstel caldi nei sacchetti. A cosa mi servono? Non ne avevo affatto bisogno. Ma a quel tempo erano una novità. Ed io ero solito di comprare vari gadget, anche inutili. Ho comprato un sacchetto con wurstel ed ho entrato con quest'acquista nella Sala a colonne, sperando di poter lasciarlo nella guardaroba. Ma il mio lasciapassare era del tipo che mi portarono subito in una stanza rotonda dietro le quinte. Dintorno a un tavolo c'erano seduti Voroshìlov, Mòlotov, Kalìnin ed altre guide bolshevichi, molti scrittori famosi, Fra poco chiamarono il mio cognome, i militari mi mettono sul braccio una banda nera funebre e vogliono di accompagnarmi sulla scena per fare guardia d'onore al corpo del defunto. Ma avendo i wurstel in mano, mi volto a metà e dico a una persona vicina: finché faccio guardia, faccia la guardie delle miei wurstel, per favore... Quando finisco la volta per consegnare i wurstel nella mano affidabile vedo un uomo con pipa guardarmi attentamente: Non si preoccupi, i suoi salsicce rimarranno sani e salvi. Ed i militari mi portano insieme agli altri scrittori a velare al corpo del defunto. Quando torno dietro le quinte, un militare di grado molto alto mi da un saluto militare e riferisce: I suoi wurstel, compagno Poliàkov, sani e salvi. E mi restituisce il mio sacchetto.
mercoledì 10 settembre 2008
Dal libro "Staliniada" di Juri Bòrev
Etichette:
barzellette,
barzellette russe,
Juri olesha,
russia,
samara,
Stalin,
staliniade
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento