(dal giornale
Komsomòlskaja Pravda n. 39 dal 23 marzo 2011)
Il primo dai capi sovietici a visitare la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista fu il Presidente del Governo sovietico Alexej Kosyghin. E in dicembre dell'anno successivo il giovane leader di Libia (Gheddafi allora aveva 34 anni) con sua moglie Safi arrivò a Mosca.
Alcune cose poco conosciute di quella prima visita del 1976 le racconta Vladimir Kuznezòv, allora ufficiale del KGB che faceva guardia della consorte del Leader della rivoluzione libica a Mosca:
- Il programma del soggiorno prevedeva una fila degli eventi culturali, all'esempio, lo spettacolo nel circo, e certo, la visita dei negozi. Portarla nei soliti negozi sovietici dell'epoca era impensabile - lì non c'erano merci, che la potrebbero interessare. Perciò la signora Gheddafi, o, per essere più precisi, la consorte del compagno Gheddafi, la portarono in uno dei negozi della catena "Berёzka, dove la merce importata si pagava con la valuta straniera. I negozi furono frequentati dai cittadini e diplomatici stranieri nonché da quelli sovietici, che hanno guadagnato un po' di valuta lavorando all'estero.
Al negozio Safi prima visitò la sezione di pelliccia di visone, zibellino, volpe argentata. Ne provò alcune e disse:
- ne prendo.
- quale?
- tutta 'sta fila.
Nella sezione di gioielleria lei provò una catenella, guardò gli anellini e disse:
- ne prendo.
- la catenella?
- tutto quello vassoietto.
Siamo stati costretti chiamare tutti i commessi per scrivere gli scontrini per ogni oggetto comprato. Ho domandato all'interprete, se essa aveva i soldi presso di se, lui mi dimostrò la guardia del corpo, un mulatto, che aveva una valigetta, attaccata alla mano con una catena:
- lì son tanti soldi.
Come il fratello Brezhnev offese suo fratello GheddafiIn tutto sono conosciute n. 3 visite di Gheddafi all'Unione Sovietica, negli anni 1976, 1981 e 1985. Ma fu anche la quarta visita, nel 1978, la più strana di tutte.
Ce la raccontò il noto diplomatico sovietico Oleg Grinevskij, che allora era capo del settore del Medio Oriente del Ministero degli affari esteri. All'inizio del 1978, la notte fonda il primo vice ministro degli Esteri sig. V. Kuznezòv fu svegliato dalla telefonata sulla rete telefonica speciale. L'ufficiale di servizio antiaereo comunicò, che un momento fa la frontiera sovietica fu traversata da un aereo con marchi distintivi di Libia, che alla richiesta comunicò che al bordo si trovava il Leader di Libia, Muammar Gheddafi il quale andava a Mosca per un incontro urgente con Brezhnev. Nessun visita di Gheddafi fu programmata, nessuna richiesta per il passaggio dell'aereo fu fatta. Per pura fortuna le truppe antiaeree non abbatterono l'aereo, ma avvertirono Kuznetsòv. Fra un'ora lui e i capi dei settori dell'Africa Settentrionale e del Medio Oriente furono all'aeroporto governativo. Era la notte fonda, nessuno capiva cosa stava succedendo, ma avevano un'indicazione di chiarire cosa voleva Gheddafi da Brezhnev e portarlo in una villa per gli ospiti.
L'aereo atterrò, si apri il portello, una persona se ne affacciò, dichiarò che il Leader Gheddafi è arrivato, s'interessò, se il "fratello Brezhnev" era arrivato all'aeroporto. Gli risposero, che all'aerodromo è il primo vice ministro degli esteri. La persona si allontanò, il portello si chiuse. Silenzio. Nessun movimento nell'aereo durante un'ora circa. Poi esso si girò inaspettatamente, si mosse verso la pista di decollo e volò via. Nessuno poi non ce la fatta a chiarire il perché di quella visita notturna di Gheddafi a Mosca.
Come il Leader di Libia conduceva in persona i funerali a MoscaIn aprile del 1981 il leader della rivoluzione libica arrivò all'URSS con una visita, stavolta, ufficiale. "Il fratello Brezhnev" lo ricevette, furono firmati alcuni accordi di collaborazione, sia politica, sia militare. Gheddafi che si aveva ormai preso dimestichezza con la Mosca, desiderò di pregare in una moschea insieme con i musulmani della capitale sovietica. Era un desiderio normalissimo, nella moschea di Mosca pregava durante le visite Yasser Arafat, Gamal Abd el-Nasser ed altri leader dei paesi musulmani.
Poi, quando il leader di Libia aveva un giorno libero, gli domandarono cosa altro vorrebbe fare o visitare. "Vorrei visitare i funerali musulmani". Shvedov, il funzionario del ministero degli esteri che lo accompagnava, ne era stupito:
- Compagno Gheddafi Lei, sì che è il Leader di una grande rivoluzione, ma non siamo in grado in pochi giorni organizzare i funerali musulmani per Lei.
Gheddafi lo scrutinò freddamente e domandò sospettoso:
- Quanti musulmani abitano Mosca?
Shvedov non lo sapeva, le informazioni del genere allora non si raccoglievano nemmeno. Ma sapeva che da tempo molti spazzini a Mosca erano tartari dalla piccola città Kasymov, cui abitanti per lo più sono musulmani. Ma in quanti sono i tartari moscoviti da Kasymov, Kazan' ed altri posti?
Tentò d'indovinare la cifra:
- 300 mila.
- Ecco, dunque più o meno ogni due giorni a Mosca muore un musulmano, - rispose Gheddafi. Ora torno nella villa e non ne esco, se non per visitare i funerali musulmani. Senza uscire dalla villa, Shvedov entra in una stanza dove era un ufficiale del KGB di servizio. Non per chiederlo "organizzare un defunto", ma sperando, che quell'organismo poteva raccogliere le informazioni sugli eventuali defunti musulmani a Mosca. La speranza non rimase vana. Fra un ora la KGB comunicò, che a uno degli spazzini moscoviti era arrivato in visita un parente e di repente morì. Non era registrato a Mosca, perciò non lo potevano seppellire a Mosca, e mancavano soldi per portare il suo corpo a casa.
Svedov diede disposizione di organizzare per il poverino i funerali solenni musulmani per conto del Fondo di riserva del Consiglio Ministri.
Fra alcune ore lui entrò nel soggiorno dove la delegazione di Libia beveva il the e annunciò:
- Compagno Gheddafi, le macchine La aspettano. Andiamo a vedere i funerali!
Il Leader di Libia parte per il cimitero, dove un Imam conduceva tutta la cerimonia funerale musulmana. Manno! "La cerimonia non è alla regola!", - dichiara Gheddafi di repente.
Un silenzio pesante. Ma l'Imam saggio risolve la situazione dicendo: "Per favore, distinto Ospite può condurre lui stesso la cerimonia".
Gheddafi si rallegrò e la ha condotta. Ma mica era ancora tutto!
- Ora voglio visitare la famiglia del defunto per esprimere le mie condoglianze! - dichiara Gheddafi. Il funzionario del Ministero degli Esteri guardò l'ufficiale del KGB. Quello fece il "no" decisivo colla testa. "Lo spazzino abita un seminterrato, una stanza sola, la famiglia è grande, tanti figli. Non possiamo portare lì uno straniero!".
- Compagno Gheddafi, - disse Shvedov allora. I tartari è una etnia piccola, ma molto orgogliosa. Secondo la loro tradizione nazionale, solo i parenti prossimi possono partecipare alla cena funebre. L'eventuale presenza della gente estranea sarebbe per loro un'offesa, da essere lavata via solo col sangue. "Questa la capisco, - rispose Gheddafi subito. Questa la tengo in rispetto".